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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 77
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originale
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77 Itaque nec amnis transeunt auspicato, nec tripudio auspicantur. Ubi ergo avium divinatio? Quae, quoniam ab iis qui auspicia nulla habent bella administrantur, ab urbanis retenta videtur, a bellicis esse sublata. Nam ex acuminibus quidem, quod totum auspicium militare est, iam M. Marcellus ille quinquiens consul totum omisit, idem imperatori idem augur optumus. Et quidem ille dicebat, si quando rem agere vellet, ne impediretur auspiciis, lectica operta facere iter se solere. Huic simile est, quod nos augures praecipimus, ne iuges auspicium obveniat, ut iumenta iubeant diiungere.
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traduzione
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77 Perci?, n? prendono gli auspicii prima di attraversare corsi d'acqua, n? ricorrono al "tripudio". Dov'? andata a finire, dunque, la divinazione tratta dagli uccelli? Dal momento che le guerre sono condotte da chi non ha alcun diritto agli auspicii, sembra che tale divinazione sia stata mantenuta in vigore da chi si occupa del governo civile, soppressa nelle azioni militari. Ch? quanto all'auspicio tratto dalle punte delle lance, che ? esclusivamente di carattere militare, gi? Marco Marcello, quello che fu console cinque volte, lo trascur? del tutto: eppure fu ottimo comandante, ottimo ?ugure. E invero egli diceva che se talvolta voleva portare a compimento una spedizione militare, era solito viaggiare in una lettiga coperta, per non essere impedito dagli auspicii. A questo comportamento somiglia ci? che noi ?uguri raccomandiamo, di far togliere dal giogo i giumenti, perch? non c?piti un "auspicio aggiogato".
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